Lavoro nero: è possibile annullare le ordinanze/ingiunzioni?
Il lavoro in nero è una questione che continua ad avere una rilevanza economica e sociale molto importante in Italia. Nonostante i numerosi sforzi di autorità e Governo per combatterlo, questa pratica illegale perdura, coinvolgendo lavoratori senza contratto o con contratti non regolari. In qualità di avvocati, siamo chiamati a svolgere un ruolo chiave nella tutela dei diritti dei lavoratori, ma anche dei datori di lavoro ingiustamente accusati, garantendo che le leggi italiane sul lavoro vengano rispettate e applicate correttamente.
Lavoro in nero: cos’è
Partiamo innanzitutto chiarendo quali sono le condizioni per cui si può parlare di lavoro nero. In questi casi, il rapporto di lavoro non viene regolato in nessun modo e avviene senza aver stipulato un regolare contratto tra le parti. Inoltre, nei casi di lavoro sommerso, si verificano anche le seguenti violazioni:
- Non vengono versati i contributi validi per maturare la pensione
- Il datore di lavoro non corrisponde le relative tasse.
Di conseguenza, il lavoratore non potrà vedersi riconosciuti diritti come ferie, permessi, malattia o, semplicemente, gli straordinari.
Tuttavia, nonostante ci si trovi di fronte ad una situazione di difficile gestione, chi percepisce una paga fuori busta può far valere i propri diritti sporgendo denuncia e rivolgendosi a diverse figure:
- - Ispettorato del lavoro: una volta incaricato effettuerà ispezioni sul posto di lavoro e agirà di conseguenza.
- - Guardia di finanza: il suo intervento è necessario per combattere l’evasione fiscale del datore di lavoro.
- - Sindacati: possono avviare una vertenza sindacale per trovare un accordo tra le parti coinvolte.
Accertata la situazione di irregolarità, al datore di lavoro potranno pervenire le c.d. ordinanze/ingiunzioni, cioè atti emessi dalle autorità competenti con le quali si notificano le violazioni commesse e l’ammontare della sanzione pecuniaria prevista.
Le ingiunzioni possono essere annullate?
Nel contesto del lavoro in nero, sorgono situazioni in cui è possibile richiedere l'annullamento delle ordinanze/ingiunzioni emesse dalle Autorità. Ciò può dipendere dalla sussistenza di vizi procedurali, da un difetto di motivazione, dall’infondatezza delle violazioni contestate ecc.
Il ruolo dell'avvocato qui è cruciale: occorre identificare le basi legali su cui improntare un’azione giudiziale mirata, al fine di tutelare i diritti del cliente.
L’annullamento di un’ordinanza/ingiunzione, nel contesto del lavoro in nero, può comportare conseguenze assai rilevanti.
Ne costituisce un esempio lampante la Sentenza n.1678/2022, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Lavoro, con la quale il titolare di un’officina, difeso dallo Studio Legale Pedone, ha ottenuto l’annullamento di un’ordinanza ingiunzione, emessa a seguito di un accesso ispettivo, con la quale veniva contestata la presenza presso i locali aziendali di un lavoratore non regolarmente registrato.
La linea difensiva seguita dallo Studio Legale Pedone ha consentito di accertare inequivocabilmente come il predetto soggetto fosse, in realtà, un amico di vecchia data del titolare dell’officina e non già un lavoratore “in nero”.
Successivamente, con la Sentenza n.2138/2022, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Lavoro, lo Studio Pedone ha anche ottenuto l’integrale annullamento della cartella di pagamento medio tempore emessa dall’Agenzia delle Entrate Riscossione ai danni del titolare dell’officina.
Lavori in nero e vuoi tutelare i tuoi diritti? Sei un datore di lavoro e ritieni di essere stato accusato ingiustamente? Contattaci per una consulenza.